Galleria degli Uffizi | Uscita

Il Giardino di Flora

ITALIA

Un recupero della “toscanità”

Le tre vie principali pavimentate in pietra, che dall’uscita del museo conducono alla cancellata e alla strada riproducono in ciottoli neri, in modo saltuario, lo schema del parterre dipinto da Giusto Utens nella veduta di Boboli. Solcate  longitudinalmente da altri sentieri in pietra serena formano delle aiuole irregolari piantumate con essenze tipiche del giardino all’italiana quindi siepi di bosso e alloro, muri di leccio, tassi, alberi di melograno, aranci e cipressi.

Si è voluto recuperare quella “toscanità” che per primi riscoprirono gli architetti inglesi ed americani del secolo tra otto e novecento (Francesca Romana Liserre, Giardini anglo-fiorentini gennaio 2009)  che diedero un’interpretazione personale del modello rinascimentale rispettando però simmetrie e punti di fuga.

peculiarità

L’esiguità dello spazio in oggetto limitato dall’edificio degli Uffizi, dall’attuale caserma e da un corpo con pregevole facciata gotica, non permetteva una sistemazione classica nell’impianto e quindi i vari elementi vegetali sono stati posati come volumi a sé stanti, come un compendio appunto di elementi vegetali classici.

Così è per la fila di tassi in topiario più simili nelle irregolarità delle forme a quelli rinascimentali di Lavens Hall che ha rigide geometrie architettoniche e il cui piantamento quasi ad “accumulo” è stato preso in prestito dall’arte contemporanea.  Con le sue forme vagamente antropomorfe o zoomorfe il topiario rimanda sempre a “figure” archetipiche, maschio e femmina, adulto e bambino, re e regina, padrone e servitore” (Guido Giubbini, Storie di Giardini  Genova 2012).

La parte sottostante gli alberi più grandi è ricoperta in parte con pezzi di coccio, secondo un’antichissima tradizione e in parte piantumata con erbacee perenni. A questo proposito si sono seguite, per la scelta delle essenze, le indicazioni dello studio che nel 1984 il botanico Guido Maggi, direttore dell’orto botanico di Firenze eseguì sulla ”Primavera” del Botticelli.

Sul prato rappresentato nel dipinto sono raffigurati, in modo molto preciso e riconoscibile, un centinaio di piante fiorite in questo progetto riproposte a larghe macchie. Sono presenti viole, margherite, ellebori, euforbie, iris, garofani, pervinche, aquilegie tutte anch’esse legate a significati simbolici. Sostituirebbero il cosiddetto prato “all’Inglese” da molti oggi demonizzato come elemento fortemente anti ecologico per il grande quantitativo di acqua, fertilizzanti, diserbanti  selettivi necessari al suo mantenimento. (Olivier Filippi  Alternatives au gazon, giugno 2020)

Il carattere simbolico di certe essenze così diffuso nella pittura rinascimentale è presente in opere conservate agli Uffizi come per il cipresso, simbolo di sofferenza e legato all’immagine di Maria,  nell’Annunciazione di Alessio Baldovinetti e Leonardo da Vinci, il melograno, purezza e castità, nella Madonna del Maghificat di Botticelli, l’alloro da sempre simbolo di gloria nel ritratto di Antony Van Dyck così come molto si potrebbe dire sugli iris, sui gigli e aquilegia dell’Adorazione dei pastori di Hugo Van der Goes.

Come sostiene Guido Giubbini si potrebbe fare una storia dello stile seguendo l’evoluzione della forma della rosa attraverso i secoli. Il cultivar del progetto “Lady Ruffles” presenta le caratteristiche delle rose moderne per rifiorenza e robustezza ma conserva quella forma “piatta” della rosa Mundi così rappresentata in pittura. Il colore è un rosso classico con sfumature vermiglie ma privo di quei toni violenti tipici delle rose moderne.

Si è ricorsi, per le facciate, ad alcune porzioni di muro vegetale progetto ideato da Patrick Blanc. Si è scelto questo metodo per ragioni tecniche ma al primo progetto del 1986 realizzato con essenze di gusto tropicale è stata sostituita una semplice edera come se i muri in questioni fossero parte di una preesistenza.

Una piccola “folly” a baldacchino  è presente su quella che dovrebbe essere la terrazza del futuro ristorante.  Ridotta come dimensioni è ispirata ad un’incisione di Ph. de L’Orme del 1567 che vede in una metamorfosi ovidiana la colonna ridiventare albero. Questi elementi architettonici  potrebbero essere realizzati da un artista contemporaneo . Vista l’impossibilità di una piantumazione a terra lo stesso cornicione potrebbe contenere il terreno necessario. Come essenza si è scelta la Wisteria Floribunda longissima alba che ha origini antichissima e viene descritta in testi di 600 anni fa; in Giappone è considerato simbolo di purezza ed eleganza e viene chiamato “Shiro Noda”.